Life skills - Diari di scuola
Scuola primaria di Rignano sull'Arno
Classi III A/B -
Anno Scolastico
2013/2014
La scatola dei problemi
Situazione iniziale
Nonostante nella classe non fossero presenti problematiche rilevanti
a livello di socializzazione, si verificavano spesso piccoli conflitti
tra gli alunni, soprattutto nei momenti di gioco libero. I bambini
richiedevano sovente l'intervento dell'insegnante, senza cercare di
comprendere il punto di vista dell'altro e senza provare a mettere in
atto una soluzione concordata tra loro. Inoltre si formavano alcuni
gruppetti chiusi, che tendevano ad escludere altri compagni. Inoltre,
nonostante la classe fosse abituata a lavorare per gruppi, in questa
modalità di lavoro spesso non c'era ancora reale collaborazione, i
bambini richiedevano ogni volta regole molto precise stabilite
dall'insegnante e, se lasciati a una loro organizzazione, spesso non si
trovavano d'accordo e facevano fatica a considerare il lavoro
realizzato come prodotto comune a tutti i membri del gruppo.
Strategia adottata
Si è deciso perciò di mettere in atto il “problem solving
relazionale”, finalizzato al superamento dei conflitti
interpersonali.
L’azione era finalizzata allo sviluppo delle seguenti capacità:
- pensare in modo alternativo;
- considerare punti di vista diversi dal proprio;
- ragionare in modo consequenziale;
- pensare in prospettiva.
Questa azione è consistita in momenti di
discussione e confronto in classe su argomenti suggeriti dai bambini
stessi attraverso biglietti inseriti in una "scatola dei problemi".
L'attività aveva cadenza settimanale o quindicinale e durava solo
mezz'ora, la discussione si doveva svolgere secondo regole ben precise:
- parlare uno alla volta
- non giudicare le opinioni degli altri,
- non offendere e non offendersi,
- lasciare all'altro il tempo di parlare fino in fondo,
- riassumere l'intervento precedente prima del proprio
- considerare il punto di vista altrui
- individuare una soluzione che potesse essere accettata da tutti
- impegnarsi a mettere in atto la soluzione scelta
In un momento successivo, quando la
strategia d’azione era maggiormente consolidata, si è cercato di
applicare tale modalità di soluzione anche direttamente durante i
conflitti che si presentavano nei momenti di gioco e di lavoro.
Osservazioni in itinere
All’inizio i bambini avevano molta difficoltà nel ripetere l'intervento
del bambino che li aveva preceduti nella discussione, dimostrando di
ascoltarsi poco, avevano anche difficoltà a circoscrivere il problema,
per associazione inserivano altri argomenti non pertinenti e
l’insegnante doveva invitarli più volte a tornare all’argomento di
partenza.
In seguito hanno preso dimestichezza con l'attività e sono gradualmente
arrivati al rispetto di tutte le regole indicate, senza bisogno che
l’insegnante le ricordasse tutte le volte. Hanno iniziato a sviluppare
sia la capacità di ascoltarsi che quella di esporre con maggiore
chiarezza e pertinenza i problemi, nonché di circoscrivere la
discussione. Si sono dimostrati consapevoli che non sempre si riesce a
trovare una soluzione che soddisfi pienamente tutti, ma è opportuno
cercare la migliore soluzione possibile, si sono dimostrati anche più
disponibili alla mediazione.
Non sempre è stato facile coinvolgere tutti nella discussione, non
sempre siamo arrivati a una decisione condivisa all'unanimità, qualche
volta abbiamo scelto a maggioranza, ma tutti si sentivano impegnati nel
rispettare gli accordi presi. I bambini stessi hanno in qualche caso
ripreso chi non si interessava alla discussione, puntualizzando che “i
problemi della classe riguardano tutti”.
Particolarmente positivo risulta il fatto che sembrano aver capito che
il gruppo discute per trovare una soluzione ai problemi e i ragazzi sono
meno focalizzati sullo stabilire chi ha torto e chi ha ragione.
Durante le discussioni, sono emerse da parte degli alunni considerazioni
generali di particolare rilievo:
“Se qualcuno ha fatto
qualcosa che secondo noi è sbagliata, non è un'offesa dirglielo quando
discutiamo, almeno lo capisce e non lo fa più.”
“Se non si risolvono i problemi, la scuola è un posto brutto dove non si
rispettano le regole, non si migliora.”
“Si discute per stare bene a scuola, tra di noi, in compagnia.”
Gradualmente, l’applicazione
di questa tecnica di
discussione è stata richiesta dai bambini anche al di fuori del momento
settimanale stabilito, ad esempio durante la ricreazione, ed è stata in
qualche caso applicata anche direttamente da loro, senza la mediazione
dell’insegnante. Spontaneamente, i
ragazzi coinvolti nel conflitto espongono il problema secondo le
modalità utilizzate durante i precedenti incontri nel cerchio: parlano
uno alla volta, non si interrompono, espongono con chiarezza le proprie
ragioni dimostrando comunque di aver ascoltato anche il punto di vista
dell'altro e si sforzano di suggerire soluzioni praticabili, soprattutto
dimostrano la volontà di cercare una soluzione condivisa, invece di
voler soltanto affermare il proprio punto di vista.
In qualche caso, i
contendenti si sono resi conto loro stessi, senza che l'insegnante lo
sottolineasse, che avevano bisticciato per futili motivi, e hanno
trovato comici i motivi del litigio mentre lo raccontavano.
Considerazioni finali
L'abitudine ad affrontare le problematiche con la tecnica del
problem solving relazionale ha fatto sì che i ragazzi abbiano cominciato
ad ascoltare le esigenze e i punti di vista degli altri e a non voler
imporre sempre e comunque il loro parere, impegnandosi a ricercare
veramente soluzioni possibili, efficaci e il più possibile condivise da
tutti. Dopo aver svolto diverse volte l'attività in modo strutturato, i
ragazzi hanno cominciato ad applicarla anche in modo spontaneo, nei
momenti di gioco. Anche il lavoro di gruppo è risultato più partecipato
e condiviso.
Verifica in classe
Dopo aver portato avanti l'attività con incontri settimanali o
quindicinale per circa tre mesi, abbiamo proseguito cercando di
applicare la tecnica appresa via via che sorgevano problemi e conflitti.
L'insegnante ha poi proposto ai ragazzi un questionario di valutazione
Dalle risposte al
questionario emerge che tutti i ragazzi sembrano non solo aver
apprezzato l'attività, ma essersi resi conto della finalità più profonda
a cui mirava: la capacità di risolvere i conflitti relazionali per
stabilire un clima più sereno nella classe. Hanno dimostrato di
considerarla un'attività seria: tutti ritengono che sia utile, ma anche
impegnativa, a volte difficile perché non si riesce a trovare una
soluzione condivisa, ma tutti desiderano continuare.
L'insegnante ritiene opportuno portare avanti il lavoro, puntando
all'obiettivo dell'acquisizione della capacità di confrontarsi
positivamente per risolvere i conflitti, anche al di fuori del momento
strutturato dedicato all'attività.
Vedi allegati:
questionario –
sintesi delle risposte
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