Il maggiore Burnaby calzò gli stivali di gomma, si allacciò fino
al collo il cappotto, prese da uno scaffale vicino alla porta
una potente lampada, aprì con cautela la porta d'ingresso della
sua villetta e guardò fuori.
La scena che si presentò ai suoi occhi era quella di una tipica
campagna inglese come viene rappresentata dalle illustrazioni
dei cartoncini natalizi. C'era neve dappertutto, alta, a mucchi
irregolari a seconda del soffiare del vento; non si trattava
soltanto di una spruzzatina di pochi centimetri. Negli ultimi
giorni su tutta l'Inghilterra aveva continuato a cadere la neve
e quassù, ai margini della zona di Dartmoor, aveva raggiunto
un'altezza di un metro e anche più. Quassù, nel villaggio di
Sittaford, già abitualmente fuori del mondo e adesso quasi
completamente tagliato fuori da esso, i rigori dell'inverno
costituivano un reale, e grave, problema.
Il maggiore Burnaby sbuffò un paio di volte, grugnì una volta e
uscì in mezzo alla neve, risolutamente, a passo di marcia. La
sua meta non era lontana...
(
Agatha Christie, "Un messaggio dagli spiriti", Mondadori)
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Partendo da
questa introduzione di un libro giallo di una celebre
scrittrice,
anche noi abbiamo provato a scrivere un racconto
poliziesco. |
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Le indagini di Miss Poirot
Il delitto del libro
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Il club degli assassini
Il mistero del guanto |
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Le indagini di Miss
Poirot
La sua meta non era lontana, infatti si stava dirigendo
verso la casa di Miss Scarlett.
Quando ormai era vicino all’abitazione vide una persona
vestita di nero, stava bussando alla porta. Il maggiore
si avvicinò al soggetto, esso si voltò bruscamente, gli
sparò e scappò.
Miss Scarlett , udendo lo sparo, si svegliò e,
affacciandosi alla finestra, intravide un uomo disteso
sulla neve. Spaventata chiamò sua cugina,
un’investigatrice molto intelligente che viveva nel
villaggio.
Il mattino seguente arrivò l’ispettrice accompagnata dal
suo cane, di nome Mafalda, con un fiuto eccellente.
L’ispettrice si chiamava Claire Poirot, aveva 25 anni,
era alta, magra, con capelli lunghi e mori, indossava un
lungo cappotto e pantaloni di jeans. |
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Quando arrivò sul luogo del
delitto le si presentò davanti una scena atroce: la neve
era macchiata di rosso e il cadavere del maggiore era
coperto da un telo bianco che si confondeva con la neve.
Dal telo si intravedeva una mano sporca di sangue.
Mafalda cominciò a tirare per il guinzaglio e trascinò
Claire verso Miss Scarlett. Il cane correndo affondava
le sue zampe pelose nella neve, a un certo punto Mafalda
inciampò e cadde a terra. Claire si precipitò verso il
cane e, quando si inginocchiò per tastarle la zampa,
trovò una pistola.
In quel momento uscì la cameriera di Miss Scarlett.
Sotto il giubbotto indossava un vestito corto e nero con
sopra un grembiulino bianco. Nonostante indossasse un
grazioso vestitino era molto brutta e aveva una piccola
verruca sul naso.
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Miss Scarlett intanto si era
avvicinata alla poliziotta e anch’essa si era
inginocchiata vicino al cane. Quando vide che la
cameriera si stava allontanando dalla casa la richiamò
e, sgridandola, la fece rientrare in casa.
Claire chiese se poteva interrogare, oltre a lei, le
persone che abitavano nella sua casa. Miss Scarlett le
disse che sarebbe stato meglio se li avesse interrogati
all'interno.
Quando entrarono porsero alla cameriera i soprabiti.
Miss Scarlett si sedette sul divano; indossava un lungo
vestito rosso e una pelliccetta rossa. Aveva dei lunghi
orecchini e all’estremità di essi c’era un piccolo
elefantino; i capelli erano raccolti in una magnifica
acconciatura.Claire chiese alla cugina:
“Verso che ora hai sentito lo sparo?”
Miss Scarlett rispose:
“Precisamente non lo so, ma era notte fonda”.
“Eri sola in casa?”
“No, con me c’era il giardiniere Jack Jundom”. |
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Claire rifletté per qualche
secondo, improvvisamente si ricordò che il cane era
ancora fuori. Al di là della porta si sentivano dei
guaiti. Le due cugine si alzarono nello stesso momento;
il cane era disteso in un lago di sangue, la cameriera
era inginocchiata per terra e il giardiniere le puntava
una motosega contro. Intanto Claire aveva abbracciato
Mafalda e si era sporcata il viso di sangue. Stava
piangendo, ma quando accostò l’orecchio al petto del
cane realizzò con sorpresa che era ancora vivo.
Miss Scarlett disse che il giardiniere e la cameriera
dovevano essere interrogati. Miss Scarlett li fece
accomodare sul divano e andò a preparare un tè, mentre
Claire portava il cane dal veterinario. Quando tornò
fece alcune domande ai sospettati:
“Dove eravate la sera dell’omicidio?”
La cameriera rispose:
“Ero da mia madre nel villaggio vicino”.
Mentre il giardiniere disse:
“Ero in casa con Miss Scarlett”. |
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In quel momento irruppe nella
stanza Niky Power, l’aiutante dell’investigatrice.
Indossava un impermeabile e un cappellino con la tesa.
Chiamò da una parte l’ispettrice e le disse:
“L’assassino aveva gli sci, non ci sono tracce di
passi”.
Allora l’ispettrice chiese:
“Posso vedere i vostri sci?”
La cameriera cominciò ad agitarsi sul divano. Miss
Scarlett condusse Claire dove erano gli sci.
Apparentemente sembravano inutilizzati da giorni, ma
osservandoli attentamente trovò delle tracce di neve su
un paio di sci. Appartenevano alla cameriera. Claire era
quasi sicura che l’assassina fosse lei, ma c’era un
elemento a suo favore. Aveva cercato di salvare il cane.
Quando però interrogarono Jack Jundom, il giardiniere
raccontò che non era stato lui ad aggredire il cane,
bensì era stata la cameriera. Allora Niky andò a cercare
immediatamente la cameriera che intanto se la stava
svignando. Niky Power si lanciò all’inseguimento e
riuscì a fermare la donna, Claire l’ammanettò e un altro
agente la portò via.
Finalmente il caso era chiuso, il signor Jundom tornò
con il cane in via di guarigione che fece le feste alla
padrona.
La neve si stava sciogliendo e gli alberi sembravano
liberarsi da un enorme peso. |
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Il delitto del libro
La sua meta non era lontana... infatti quella sera
Burnaby fu ucciso proprio davanti a casa sua.
La mattina dopo, quando la bufera si era calmata, il
maggiore fu trovato da alcuni bambini che giocavano con
gli slittini, morto, rigido, pallido, immerso nella
neve, con il volto coperto di sangue e con dei rivoli
che gli macchiavano l’impermeabile.
Venne chiamato il detective Sherlock Holmes che si
trovava per l’appunto in questo paese isolato per far
visita a un suo parente. Sherlock Holmes in poco tempo
fu sul luogo del delitto per cercare degli indizi; i
presenti erano: Marcus (fratello minore di Burnaby,
scrittore di gialli e molto avido), Oliver Holmes (babbo
di Sherlock), Lilibeth (una ragazza debole e
mingherlina), Tomas, Albert Einstein (scienziato
fisico), Daniel (professore di scienze) e Giosuè (un
abitante del paese).
Appena arrivato, Sherlock vide vicino al cadavere una
vanga insanguinata, marcia, rovinata, frantumata in
tanti pezzi, tra cui alcuni molto piccoli. L’arma del
delitto era dunque la vanga. Sherlock si accorse che la
neve aveva ricoperto le tracce e quindi l’unico indizio
era la vanga; iniziò quindi a interrogare i presenti. |
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Cominciò dallo scienziato
fisico Albert Einstein, che si giustificò adducendo come
alibi che quella sera era nel suo laboratorio. Tutti
avevano alibi che potevano giustificarli, tranne due:
Marcus e Lilibeth, che erano i sospettati di Holmes.
Holmes pensò che l’assassino fosse Lilibeth, ma quando
fu per metterle le manette alle mani un pensiero gli
saettò in testa: essendo debole come poteva aver rotto
la vanga in testa a Burnaby?
A QUESTO PUNTO, CHI ERA IL COLPEVOLE?
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Ma a Sherlock era sembrato fin
dall’inizio sospetto Marcus, ovvero il fratello minore
di Burnaby che si era giustificato dicendo che era suo
fratello e che perciò non lo avrebbe mai ucciso. Ma
Holmes aveva le idee chiare e rifletté che Burnaby gli
avrebbe lasciato tutta la sua eredità. Passato qualche
giorno, Holmes si recò da Marcus e gli disse:
- I fatti sono chiari, il vero colpevole è lei, lo
dimostrano il sangue e le impronte digitali trovati
sulla vanga e il taglio che ha nel braccio.
Holmes riattaccò a parlare:
- Devo dire che il suo delitto è stato molto studiato e
copiato dal suo libro “Delitto sotto la neve”.
Così Marcus fu arrestato e urlò:
- Prima o poi te la farò pagare Holmes!
- Holmes gli rispose:
- Sì, ma solo dopo che avrai passato i trenta anni di
galera che ti spettano.
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Il club degli assassini
Burnaby va dal falegname Brian Pillo per interrogarlo su un
delitto commesso il mese scorso; Brian Pillo è vestito con un
giaccone da neve nero, i pantaloni blu jeans, gli scarponi da
neve, gli occhiali da vista e un berretto. Dopo qualche domanda
Burnaby comincia a sospettare che Brian Pillo sia il colpevole,
allora Brian distrae il maggiore e gli tira una palata in testa.
Brian trascina il corpo di Burnaby accanto alla strada e lo
ricopre di neve insieme alla pala, sulla punta della quale è
rimasto un po’ di sangue. Lascia anche delle orme dei piedi
insanguinate e delle tracce di sangue per la strada.
La mattina dopo, lo spazzaneve passa nel punto dove Brian ha
sepolto Burnaby. Lo spazzaneve trova il corpo perché quando
passa di lì gli porta via un braccio. Il conducente chiama il
detective Carmelo Curzio e gli chiede di indagare sul caso della
morte del maggiore Burnaby. Il detective Carmelo Curzio indossa
un giaccone nero di pelle, ha le scarpe da trekking, gli
occhiali neri e un cappello alla Sherlok Holmes. |
Carmelo va da
Asdrubale (il conducente dello spazzaneve) che è il fratello del
falegname della città (Brian Pillo) per fargli delle domande.
Asdrubale è vestito con un giubbotto di pelle, ha la barba nera
e sotto il giubbotto porta la divisa da lavoro e degli attrezzi
in tasca.
Dopo l’interrogatorio Carmelo va nel punto dove Brian ha sepolto
Burnaby; il corpo di Burnaby è disteso sotto la neve con la
divisa coperta di sangue. Il viso è pallido e il braccio
staccato ha dei tagli e un lago di sangue intorno.
Carmelo prende il braccio staccato e lo porta a far analizzare
dal suo assistente. Torna lì e vede la pala insanguinata e le
impronte che ha lasciato Brian. Il suo assistente prende anche
la pala e un campione di sangue e lo porta a esaminare.
Carmelo vede la traccia di sangue e la segue, così arriva
all’officina del fratello di Asdrubale, però lui non c’è.
Carmelo vede altre impronte e le segue fino ad arrivare in un
punto dove finiscono: non c’è nulla.
Camminando Carmelo sente che per terra c’è qualcosa di duro più
della neve; spazzando fra la neve con le mani vede un pezzo di
legno con la maniglia. Tira la maniglia e vede un passaggio a
chiocciola. Ci si butta dentro, sbuca in una locanda e sente una
musica country; è un club segreto di assassini.
Il detective va ad esaminare la locanda, è rivestita di legno e
ha molti quadri alle pareti, non ha finestre. Entra in un’altra
stanza e trova Brian Pillo, fratello dell’autista dello
spazzaneve, Asdrubale. Lo interroga un po’ e comincia a
sospettare di lui. Mentre entra per vedere meglio, viene
attaccato dal proprietario che dice: “ Non può entrare perché
non fa parte del club della locanda!” |
Allora Carmelo va al suo
computer, guarda chi è iscritto al club e si traveste da uno
degli iscritti, quindi lo fanno entrare. Ora che è entrato
comincia a parlare con Brian, facendo finta di essere l’uomo da
cui si è travestito.
Comincia a chiedergli: “ In questa settimana quanti delitti hai
commesso?” E Brian gli risponde: “Solo uno; ho ucciso il
maggiore Burnaby! Non mi scopriranno mai!”
Visto che il signore con cui parlava è in realtà Carmelo Curzio,
dice a Brian di venire con lui fuori a parlare. Quando arrivano
fuori, Carmelo si leva il travestimento e dice a Brian: “Ti ho
beccato! Ora so io dove portarti!”
Lo porta nel laboratorio dal suo assistente e anche lui gli dice
che esaminando la pala e il campione di sangue ha capito che
Brian è il colpevole! Chiamano la polizia e portano in prigione
Brian. Asdrubale (il conducente dello spazzaneve) ringrazia il
detective per essere stato così bravo a risolvere il caso!
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Il mistero del guanto
La sua meta non era lontana, infatti
doveva andare a spalare la neve.
Burnaby amava chiacchierare con gli amici, gli piaceva fare
lunghe passeggiate e il suo hobby era indagare, di solito
vestiva con un impermeabile e un cappello alla Sherlok Holmes.
Mentre spalava sentì qualcosa di duro, infatti sotto la neve
trovò il suo amico Matthew morto. Lui, appena lo vide si stupì,
perché era un tipo socievole, che amava stringere nuove amicizie
con tutti.
Nell'oscurità intravide degli occhi e iniziò a correre in quella
direzione, però Burnaby capì che non avrebbe mai potuto
raggiungere l'assassino e allora si fermò. Guardando per terra
vide un guanto sporco di terriccio, Burnaby lo prese e lo portò
a casa sua. Era una casina non tanto grande, fatta di legno. |
Andò a letto, ma il giorno
dopo, al risveglio, Burnaby non trovò il guanto, ma la casa
tutta in disordine. Però si ricordò che il guanto era sporco di
terra e andò a dare la notizia del delitto ai familiari di
Matthew, chiedendo: “Avete sentito qualcosa ieri sera?”
Loro risposero di no. Burnaby, deluso, tornò a casa. Lungo la
strada, incontrò il giardiniere Niccolò, che vestiva sempre di
verde e aveva una casa con un giardino con tante piante e fiori
tutti ben curati. Il giardiniere lo salutò con un sorriso e gli
consegnò un biglietto, dicendogli: «Non sono stato io a
scriverlo, ma sapevo che era destinato a lei ».
Allora Burnaby, tornato a casa, se lo lesse e il biglietto
diceva: "Stai attento perché prima o poi ti troverai disteso e
vedrai tutto scuro: quella sarà la tua fine." |
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Il giorno dopo ci fu una
riunione alla periferia del paese, in un posto dove
nessuno poteva vedere quello che i criminali facevano
perché era un luogo nascosto. Organizzarono un piano
contro Burnaby perché era troppo pericoloso per un
semplice motivo: stava scoprendo troppi indizi e avevano
paura che li scoprisse e li potesse arrestare.
Da allora Burnaby si trovò ad affrontare mille pericoli,
sparatorie, inseguimenti...
Un giorno Burnaby si fece coraggio e andò ad interrogare
Niccolò perché aveva qualche sospetto contro di lui.
Andando verso la casa di Niccolò, lo vide a pulire il
suo giardino con gli stessi guanti che Burnaby aveva
trovato due mesi prima mentre stava inseguendo
l'assassino, fu così che capì che era Niccolò.
Quindi Burnaby chiamò la polizia e lo fece arrestare,
così grazie a lui il paese tornò tranquillo. |
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