Un giorno di maggio del 1868, in piena
primavera, io e la mia mamma eravamo molto contente perché la signora
Margaret doveva venire a trovarci.
Avevamo deciso di prendere il tè sotto il pergolato, nel nostro
giardino. Era una domenica calda e soleggiata. Il sole, con i suoi
raggi, avvolgeva tutto e il profumo dei fiori riempiva l’aria. La
signora Margaret era la duchessa di Montefiorito. Io ero molto
emozionata e, per l’occasione, decisi di indossare un vestito rosa
orlato di nero, il mio preferito. Avevo i capelli raccolti da una
passata rosa. Anche mia mamma indossava un vestito bianco molto
elegante. Era una persona gentile con tutti, spesso portava del cibo
alle persone povere del paese. Era appassionata di fiori e piante e
curava da sola il pergolato. I suoi fiori preferiti erano le rose,
soprattutto quelle rosse.
Finalmente la cameriera annunciò l’arrivo di una carrozza:era la signora
Margaret. Era bellissima con il suo vestito giallo ricamato di nero.
Sventolava il suo ventaglio bianco e marrone. Aveva due orecchini
deliziosi con pietre neri. Con lei c’era sua sorella. Corsi a salutarla
e ad abbracciarla perché era da tanto tempo che non la vedevo. Andammo
in giardino, dove c’era un leggero venticello che rinfrescava l’aria. La
nostra cameriera iniziò a servire il tè.
Portò anche un vassoio pieno di biscotti deliziosi al cioccolato. Li
avevamo preparati noi; io mi ero divertita a farcirli con crema,
marmellata e miele. Erano appena sfornati e diffondevano un profumo
invitante. La signora Margaret li apprezzò ed io fui tanto felice. La
mamma e la sorella della duchessa iniziarono a parlare della guerra che
stava distruggendo paesi interi portando ovunque morte e carestia.
Vedevo i loro volti diventare sempre più tristi e allora esclamai:
- Volete vedere il nostro giardino? E’ pieno di fiori colorati!
Tutte accettarono volentieri la mia proposta e ci incamminammo nel
vialetto che portava nel bosco. Tra l’erba trovai un quadrifoglio e lo
regalai alla duchessa di Montefiorito. Tutto intorno c’erano margherite
e rose. Il prato era decorato da piccoli fiori blu. La tranquillità del
luogo fu interrotta da un lamento che proveniva da una casa disabitata.
Corremmo verso di essa e vedemmo una scia di sangue. Aprimmo la porta e
c’era un uomo ferito: era un soldato dell’esercito nemico. Nel vederlo
provammo rabbia e paura perché era un nemico, ma osservandolo bene,
capimmo che era comunque una persona che aveva bisogno di aiuto. Quindi
corsi verso casa per prendere delle bende, una coperta e un po’ di cibo.
La mamma ripulì le ferite e lo bendò. Lo accompagnammo a casa nostra
dove rimase finché non guarì.
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Tu primavera che porti i fiori colorati
gli animali risvegli ma i regali non li scegli.
Le colombe che tubano sul tetto
Oh primavera, con la tua luna ci illumini ogni sera.
I bambini escono a giocare, ma non prima di mangiare.
Primavera, le colline ridono al sole,
danno felicità ad ogni girasole.
La Pasqua tu porti per i bambini che non hanno tutti i torti.
La primavera arriverà con un sacco di felicità.
Primavera hai il cielo splendente con il sole attraente.
Primavera, primavera sembri finta ma sei vera.
Cara primavera, tu ci porti tanti colori in un girotondo di tanti
colori. |