LA QUINTA STELLA

  

         C’era una volta, nelle tiepide acque dell’ America del sud, un piccolo cucciolo di balena di nome Febo che viveva in uno splendido e felice branco.

Nel branco vivevano i grandi maschi, impegnati nella ricerca del krill, il cibo delle balene, le madri sempre indaffarate nella cura dei loro piccoli e quest’ ultimi che passavano le giornate tra i giochi, l’apprendimento del nuoto e del tipico canto delle balene.

Tutto andava bene, e il branco viveva felice e spensierato in quelle calde acque e Febo giocava allegramente con i suoi amici.

 Ma un giorno di settembre i grandi maschi, dopo ore e ore di ricerca, si accorsero preoccupati che il krill era finito. Ci fu un gran fermento, chi pinneggiava da una parte chi da un’altra, chi emergeva in superficie sbuffando fontane d’acqua e scrutando tutto intorno nella ricerca disperata del cibo. Ci fu anche qualche temerario che si immerse per andare ad esplorare il fondale, perlustrando il più possibile e cercando, cercando, cercando tanto, ma niente da fare, le scorte erano finite!!!

Così il branco si riunì, e dopo una lunga discussione decisero per l’unica soluzione possibile, dovevano migrare verso un mare più freddo, il mare del sud.

         Tutti sapevano che nelle otto settimane necessarie per raggiungere le fredde acque antartiche avrebbero dovuto far conto solo sull’energia immagazzinata nei muscoli e nel grasso e che quindi non si poteva perdere tempo lungo la strada.

Le balene erano in buona forma, tutti quanti si aiutavano tenendosi a bada a vicenda, cosicché nessuno rimanesse indietro e comunicavano tra loro, scambiandosi battute e incoraggiamenti, attraverso il loro canto.

         Il sole era ormai tramontato e le balene puntavano verso i mari più impetuosi del mondo, quando all’improvviso, senza neanche accorgersene, iniziarono ad avere problemi a comunicare tra loro. Febo ed altre balene giovani con poca esperienza ebbero paura quando il contatto con le loro madri cominciò a farsi disturbato.

E allora accadde il fattaccio!!!

Un’ imbarcazione che seguiva la stessa rotta delle balene gettò tutti nel caos.

Lo scafo divise il branco a metà, tutti si spaventarono e iniziarono a nuotare in varie direzioni.

Dopo quasi mezz’ora le balene si ripresero dallo spavento e i maschi più grossi si misero alla ricerca dei loro simili.

Nella notte oscura solo i loro canti erano d’aiuto.

Il capobranco riunì il gruppo intorno a se ed iniziò a chiamare per nome le balene, c’erano tutti, maschi e femmine, quando ad un certo punto si sentì il grido disperato di una delle femmine. Per Nettuno!!! Era la mamma di Febo che non riusciva a trovare il suo cucciolo.

Tutti si misero a cercare freneticamente, intonarono più volte la canzone del branco in modo che il piccolo potesse udirli, passarono due giorni, ma nulla, di Febo non c’era traccia.

Il branco non aveva più la forza di richiamarlo e il capo decise che era ora di ripartire, perchè le balene si stavano indebolendo e se avessero perso ancora peso correvano tutti quanti il rischio di non avere la forza necessaria per raggiungere il mare del sud. Così chiamò a raccolta l’intero branco ed esclamò: “Miei cari amici di pinna, siamo di fronte a una tragedia e nonostante tutti i nostri sforzi, non abbiamo trovato il piccolo Febo. Tuttavia noi dobbiamo continuare il viaggio per salvarci. E’ la legge della natura e noi dobbiamo sottostare ad essa. Preghiamo perchè il piccolo ritrovi la rotta”.

La mamma di Febo chinò il capo, consapevole che anche lei avrebbe dovuto continuare a stare con il branco, poichè tutte le balene hanno bisogno l’una dell’altra. Si portò ancora una volta sbuffando in superficie, in un ultimo disperato tentativo di scorgere il suo cucciolo, ma non vide nulla su quella immensa tavola piatta e vuota del mare.

         A parecchie miglia di distanza, Febo debole e impaurito nuotava sentendo dentro di se un mare di desolazione. Non aveva la più pallida idea di dove fosse, più volte affiorò in superficie, ma non aveva mai trovato nulla che lo aiutasse a capire quale fosse la rotta da seguire.

Il povero Febo era solo, aveva paura e non sapeva cosa fare.

         Ma nel buio del cielo le stelle avevano colto i suoi lamenti, in particolare Albireo, l’ultima stella della costellazione del cigno, che decise di trasformarsi in stella marina e di andare in aiuto al piccolo cucciolo di balena.

Così Albireo salutò la sua famiglia e si tuffò nel mare.

La stella si avvicinò a Febo e chiese: “Che ci fai quaggiù tutto solo?” E lui rispose: “Chi sei?”

“Sono una stella, una stella marina, che ha ascoltato la tua canzone.”

Febo a quel punto iniziò a piangere. “Mi sono perduto” Disse. “Stavo mi.. migrando con la mamma e il branco, quando è arrivata una barca... Ero così impaurito che ho iniziato a nuotare a tutta pinna lontano da quel mostro, ma dopo un po’ mi sono reso conto di essermi perso. Non riesco a ritrovare il branco, ecco.”

“Sai dove stessero andando?” Domando Albireo.

“Si e no. La mamma mi ha spiegato che dovevamo andare nelle acque più fredde dove c’è tanto pesce da mangiare.”

La stella capì dove il branco fosse diretto, quindi si posò delicatamente sul piccolo e le sue braccia coloratissime lo abbracciarono facendogli anche un po’ di solletico.

“Che si fa?” Chiese Febo.

“Non perdiamo altro tempo!” Tagliò corto Albireo. Si arrampicò sulla pelle della balena finchè non raggiunse la sommità del capo, proprio vicino allo sfiatatoio con cui il cucciolo sbuffava.

Da lassù poteva vedere il cielo, scrutò un po’ alla ricerca di un ammasso di cinque, ehm, quattro stelle. Alla fine le individuò.

Era buffo vedere le sue sorelle da laggiù, erano piccole e luminose.

Poi rivolgendosi a Febo disse: ”Vedi quelle quattro stelle lassù che formano una croce?”

“Si, riesco a vederle” Rispose il piccolino.

“Bene!” Replicò soddisfatta. “Quelle stelle ci indicheranno dove andare. Seguile e ritroverai la tua famiglia.”

Il cucciolo sorrise felice. “Grazie. Pensi che ritroverò il mio branco?”

“Ma certo, perchè io verrò con te.”

Passarono tre settimane e Febo e Albireo nuotarono stretti l’uno all’altra, guidati dalla costellazione del cigno alla quale mancava una stella.

L’acqua si faceva sempre più fredda e le notti più corte, il piccolo Febo era sempre più stanco e non riusciva quasi più a nuotare, era sul punto di mollare.

“Non posso farcela” Disse.

“Invece si che puoi” L’incoraggio la stella. “Insieme ce la faremo. Dovremmo essere solo a una luna di distanza dal branco. Dai, non mollare proprio ora!”

Il piccolo continuò a nuotare, ma i suoi movimenti si facevano sempre più lenti, era allo stremo delle forze quando di colpo si fermò. Aveva sentito qualcosa, rimase fermo, mettendosi in ascolto. Passò del tempo e poi udì di nuovo un suono. Ma sì, era la canzone del suo branco!

Iniziò ad intonare lui stesso quella ripetitiva melodia cercando un contatto con gli altri. Canticchiò per ore senza ottenere risposta. Esausto, smise di cantare, e si addormentò.

Dopo qualche tempo Febo fu svegliato da amorevoli carezze, aprì gli occhi e vide la sua mamma, che felice lo cullava. Non appena ebbe ripreso le forze si accorse che la stella marina non c’era più, confuso alzò gli occhi al cielo e vide che la costellazione del cigno aveva una stella in più, che brillava fortissimo.

Di colpo Febo capì chi fosse in realtà la stella che lo aveva aiutato a ritrovare il suo branco, e da quel giorno si sarebbe sempre sentito protetto durante tutte le notti della sua vita.