La lettera

In una valle scavata da fiumi antichi e da piogge lontane c’è un orto, illuminato da un sole che tramonta presto, coperto da strane e appuntite montagne.

L’orto è abbracciato da un campo di girasoli e da un bosco con il suo costante e leggero rumore del vento che muove le foglie.

L’orto è esploso questa estate, nel rosso dei pomodori, nel giallo dei peperoni, nel viola delle melanzane, nell’arancio delle zucche, nel verde delle larghe foglie di bietola . . . sembrava che l’energia dell’universo si fosse concentrata là sotto ed uscisse generosa attraverso le piante ed i frutti.

Braccia forti e cuori pulsanti e coraggiosi hanno colto quei frutti; buone persone si sono cibate di quell’energia e l’hanno saputa conservare: nei barattoli, nei frigoriferi . . . nel cuore.

Ma l’estate è finita, lentamente ma è finita, così come i frutti e i colori.

I girasoli sono neri adesso, l’aria è fredda ed umida, ma c’è ancora quel rumore di vento tra le foglie degli alberi del bosco, quel sole che tramonta presto coperto da strane ed appuntite montagne.

Braccia forti e cuori vivi hanno tolto le piante ormai morte, lasciando che l’odore del marciume dicesse la verità su cosa avveniva. Arrivava l’autunno, il buio, il freddo, l’umido e . . . la morte.

Braccia forti e cuori liberi hanno vangato la terra, lasciando che le zolle si rigirassero, seppellendo la morte e preparando nuove possibili opportunità.

Ed è proprio lì, tra quella terra rivoltata e scura che qualcuno vede… una spiga di grano.

Ma le spighe non nascono in autunno, lo sanno tutti i bambini!

Ma quante cose, brutte e belle, arrivano in momenti in cui nessuno le aspettava!

Noi pensiamo di sapere tutto e di sapere tutto ciò che c’è da aspettare, ma probabilmente non è proprio così.

La vita spaventa con la morte e poi stupisce con le spighe di grano che nascono in autunno.

Ma stupire non è forse dire a qualcuno qualcosa a cui non pensava, o che non si aspettava, o che non ricordava più?


Vi ricordate di quei chicchi di grano raccolti, conservati e protetti da qualche parte che le vostre piccole braccia e i vostri cuori veloci e coraggiosi hanno mietuto lo scorso giugno?

Quei chicchi hanno mandato una spiga solitaria e coraggiosa, nata in mezzo ad un orto freddo e vuoto, per ricordarvi che è tempo di seminare.

Spesso grandi sogni aspettano piccoli segni per riempire la vita di voglia di fare.

E adesso è tempo di semina e un segno è arrivato.

 

Sarebbe bello se provaste a:

·        Cercare i vostri chicchi attesi e mietuti perché le cose piccole e semplici sono vive e danno vita.

·        Scegliere un posto adatto alla semina pensando al futuro perché progettare e immaginare ci fa sentire importanti.

·        Trovare dei grandi che sappiano stupirsi, sperare e condividere con voi il lavoro del “coltivare” la terra e l’anima, perché coinvolgere qualcun altro in un sogno richiede forza, coraggio e amore per le cose che si fanno.

·        Recintare il terreno  perché le cose importanti vanno protette, meglio se con la bellezza. Allora ogni bambino potrebbe portare un paletto alto come lui, più 30 centimetri per piantarlo. Tutti insieme formeranno una staccionata, un recinto, un abbraccio.

In cima ad ogni paletto ognuno di voi potrebbe mettere una girandola colorata.

·        Seminare perché è un gesto d’amore.

·        Aspettare perché è un gesto di speranza.