L'evasione |
C'era una volta, un po' di tempo fa, in
un paese lontano lontano... un grande zoo. Come si sa, in uno zoo, gli animali stanno chiusi nelle gabbie o nei recinti e, comunque, non possono andarsene quando vogliono. Alcuni si adattano, alla fine, a quella vita; altri, invece, non ce la fanno proprio a stare chiusi là dentro e cercano sempre di scappare o si lasciano morire in un cantuccio. La nostra storia, per l’appunto, parla di animali che, di stare chiusi in gabbia, non ne volevano proprio sapere e di qualcosa che non succede tutti i giorni in uno zoo: di un'evasione. Erano ottocentosettantaquattro notti che Yuri e Patrizio, i due Lemuri gemelli, cercavano il modo di scappare, progettando sempre nuovi piani di fuga. Fin da quando erano stati rinchiusi (ottocentosettantaquattro notti prima), avevano promesso alla luna che, prima o poi, l'avrebbero rivista tutta intera, a casa loro. La faccenda però era seria. Fra sbarra e sbarra non ci passavano, la forza di piegarle non ce l'avevano e a provare a uscire da sotto, scavando, erano solo calli e unghie rotte. Il problema era davvero difficile da risolvere ma Yuri e Patrizio, cocciuti come muli, non si erano arresi. Pensa che ti ripensa, avevano capito che scappare con le loro forze era impossibile; così si guardarono un po' intorno, per vedere se c’era qualcuno che poteva aiutarli. Riccardo il Ghepardo, abituato a correre nella savana, era sempre più triste e passava le giornate disteso in un angolo della sua gabbia; Pasquale, l'Aquila Reale, che la luna la vedeva a quadratini, avrebbe dovuto diventare un passerotto, per passare da quella rete; Clemente il Serpente, che col suo veleno avrebbe potuto addormentare un ippopotamo, chiuso in quella specie di acquario, tutto solo, al massimo avrebbe potuto addormentare se stesso... E la lista continuava; Yuri e Patrizio erano disperati: non c’era verso di trovare qualcuno che potesse aiutarli a scappare. Intelligenza, Forza, Abilità, Bellezza; avevano pensato a ogni tipo di "qualità" e non erano arrivati a nulla. Gino il Delfino, anche a schizzar fuori dalla vasca, la loro gabbia non la poteva aprire; Silla il Gorilla non poteva uscire dalla sua; Michè lo Scimpanzé era nelle loro stesse condizioni; Dante l'Elefante, che con una botta sola avrebbe fatto a pezzi quasi ogni tipo di gabbia, ciondolava laggiù, in quella buca, quattro metri sotto terra; Minerva la Cerva, vincitrice degli ultimi tre concorsi di bellezza, con i suoi occhioni caldi, incantevoli, avrebbe potuto sì e no incantare il cavallo del proprietario dello zoo... "Porca vacca!" - sospirava Yuri - "Qui non si cava un ragno dal buco!” “Noè mandrillo!“- si disperava Patrizio - “Dovremo proprio arrangiarci da soli…” "Che avete da confabulare, voi due?" - disse una voce di là dalla gabbia, pesando le parole. I due lemuri si guardarono intorno, per capire di chi fosse quella voce sconosciuta ma non videro nessuno. "Ehi, bellimbusti, sono qui!" - riprese la voce, e qualcosa si mosse nell'erba. "Sono mesi che vi sento borbottare. Uscire, scappare, rompere, segare, non sapete proprio pensare ad altro! Comunque mi siete simpatici e voglio aiutarvi, tanto più che ho deciso di scappare anch'io e..." "Aaaahahaha! Aaahaha!" - sghignazzarono i due lemuri, senza nemmeno provare a trattenersi - "Tu vorresti che...? Hai deciso di...? Ha deciso di scappare!! Ma dove vuoi scappare, tartaruga?!!!" In effetti, quella voce apparteneva proprio a Teresona, la "Tartaruga Terrona", così chiamata un po' perché era una tartaruga terrestre,un po' perché veniva dai paesi del Sud. "Teresona", poi, perché era così grossa, ma così grossa che "Teresina", il suo vero nome, lo usavano solo i guardiani dello zoo, nel fare l'appello della sera. A quelle parole, Teresona non aveva battuto ciglio. Troppe volte gli altri animali l'avevano presa in giro, per via di quel suo difetto... ma poi perché chiamarlo difetto? Era così... era lenta... Era così. Che male c'era se andava piano piano, se non era veloce come gli altri? Che avevano tanto da correre, poi, da affannarsi? In fondo il mondo, a prenderlo con calma, a viaggiarlo senza fretta, poteva riservare sorprese - lei lo sapeva - cose che non t'aspetteresti di vedere e non le vedi, però ci sono. E in ogni caso il mondo, a traversarlo piano, pare più grande... Eppure questo non lo capivano, gli altri animali e continuavano a correre, ad affannarsi, a saltare nervosamente da un ramo all'altro, come pazzi. Anche i guardiani dello zoo, del resto, di Teresona, avevano notato solo la cosa che più saltava all'occhio, quella sua lentezza nell'andare... E anche se, a volte, l'avevano vista passare da un buco, sotto il muro di cinta dello zoo e starsene lì, a ore, in riva al fosso, a guardare lontano, non l'avevano rinchiusa in una gabbia ma la lasciavano gironzolare liberamente, tanto - avevano pensato - di certo il fosso non lo può saltare… Certo quel suo avanzare lento, a piccoli scatti, non aveva niente a che vedere con il galoppo del cavallo o con la corsa dello struzzo, ma era pur sempre un procedere, un andare avanti... E lei dove voleva arrivare ci arrivava, prima o poi; la costanza non le mancava; aveva un altro ritmo, ecco tutto! Ma questo lo vedevano in pochi, quasi nessuno lo capiva. "Ma dove vuoi scappare?! Tartaruga!" - le avevano riso in faccia i due lemuri e lei, abbiamo detto, non se l'era presa granché e aveva continuato il suo discorso, "... e se volete, vi porto con me". "Ma allora sei proprio bacata nella zucca!" - gridò Patrizio, che si era ripreso per primo dal gran ridere. "E tu cosa?! Aaahaha! Aaahahaha!" Teresona attese con pazienza che le due scimmie avessero finito il loro spettacolino, poi riprese: "Sapete, anch'io, come voi, non sto bene qui. Certo, io posso gironzolare qua e là e non mi sento soffocare, perché vado piano... ma il pensare che laggiù, da ogni parte, c'è quel fosso, proprio questa non la digerisco..." "C'era da aspettarselo! - disse Yuri - Ha una digestione lenta...” E giù di nuovo a ridere. Teresona proseguì: "Quel fosso non mi piace.. separa... E poi... è comunque un recinto..." A quelle parole, Yuri e Patrizio smisero di ridere ma, per non abbassarsi al livello della tartaruga, continuarono a saltellare qua e là, come niente fosse, ascoltando i discorsi di Teresona. "Non l'ho voluto io, quel fosso... l'hanno voluto loro... separa non so chi da non so cosa... e questo non mi piace..." "Ma che c'hai nella zucca?" - sbottò Yuri - "Non l'hai ancora capito che il fosso serve per tenere separati noi animali dello zoo dagli altri animali di fuori, che potrebbero aiutarci?!" "Ahah!” - esclamò la tartaruga - “Così, per colpa del fosso, loro non possono entrare e noi non possiamo uscire!" "Alleluia! C'è arrivata anche la Teresona! Meglio tardi che mai!" - sogghignò Patrizio. In effetti Teresona non era lenta solo a camminare; anche il cervello le viaggiava piano piano. Per ogni problema, poi, considerava, ad una ad una, tutte le possibilità e, prima di arrivare alla soluzione... ne passava di acqua sotto i ponti! Prima o dopo ci arrivava, era fatta così... ma nessuno aveva la pazienza di aspettare... E così se ne stava quasi sempre da sola, come se gli altri non ci fossero... o non le interessassero... Le interessavano, invece, gli altri... Erano gli altri che non si interessavano a lei... così diversa... così strana... così "fuori dal giro"... E questo, in fondo, le faceva male, la feriva dentro e spesso la faceva diventare triste. Ma questa volta non era andata come le altre volte: i due lemuri, anche se all’inizio l’avevano presa in giro, si erano messi come in ascolto e ora si domandavano cosa volesse quella tartaruga, dove volesse arrivare. "...Così alla fine ho deciso di andarmene da qui" - concluse Teresona - "Se volete venire con me..." Non fu facile, per Yuri e Patrizio, accettare il fatto che un cervello di tartaruga, per quanto grosso, avesse trovato la soluzione prima del loro. Ma una soluzione c'era davvero! Teresona, poi, aveva avuto il merito di non pensare solo al suo guscio ma anche alla pellaccia di qualcun altro e questo era bello. Il piano di Teresona non faceva una piega: col suo guscio indistruttibile avrebbe tenuto aperto il cancello automatico della gabbia, al controllo della sera, all'uscita del guardiano, in modo da non far scattare la serratura, e poi via di corsa verso il fosso, tutti insieme… “Di corsa ?!!” - strillarono Yuri e Patrizio. Ci avrebbe messo una vita, la Teresona, ad arrivare al fosso con le sue zampe; rotolare non poteva e di peso, certo, non la potevano trasportare, grossa com'era! Addio evasione! Yuri, per la delusione, era scivolato dal ramo dov'era appeso e si era quasi impiccato nell'altalena, mentre Patrizio, dalla rabbia, aveva preso la rincorsa e stava per lanciarsi a capofitto contro il muro, quando la tartaruga aveva ricominciato lentamente a parlare. …arrivare fino al canaletto dell’acqua, affacciarsi allo scalino e... "toc!" rovesciarsi sul fondo di cemento. Così continuava il piano di Teresona. I lemuri avrebbero dovuto spingerla con tutta la forza, in discesa e saltare sulla parte di sotto del guscio, come su uno slittino; di là dal fosso, poi, c’era sabbia e non si sarebbero nemmeno fatti male… In effetti le cose andarono proprio così, tranne che per un piccolo incidente di percorso... Sfrecciando sul cemento, il guscio di Teresona aveva cominciato a mandare scintille da tutte le parti. Sembrava d'essere in una pista di Formula Uno! Così, mentre Teresona si divertiva un mondo, provando il brivido di una velocità mai toccata, neppure nei sogni più belli, Yuri e Patrizio si videro arrivare addosso una pioggia di scintille. In un attimo le loro pellicce presero fuoco. Li salvò l'acqua del fosso... e una sottile scia di fumo accompagnò il loro breve viaggio verso la libertà. Roberto Manetti |