| 
          
            | 
 | Il
        16 dicembre siamo stati a Pratolino, a Villa Demidoff.
 Nel parco c'è la
        statua di un gigante, è grandissima: è alta trenta metri!
 Le nostre guide ci hanno raccontato
 la sua storia e noi abbiamo provato
        a scriverla.
   |  
            | 
                
                  | C'era
                    una volta, vicino a Pratolino, una casetta dove viveva 
                    una coppia di contadini. Un giorno gli nacque un figlio che aveva due piedi
                    grandissimi e due mani giganti e lo chiamarono Appennino.
 Il bambino era molto speciale, poppava tanto e cresceva
                    molto di più degli altri bambini. A un anno era grande come
                    un bambino di sette anni, a tre anni era grande come un
                    signore di diciannove anni e a venti anni era grande come un
                    albero.
 Appennino cresceva talmente tanto che diventò un gigante e
                    il babbo dovette buttare giù una parete della casa per
                    fargli il letto.
 Ma lui continuava  a crescere.
 Allora la mamma gli disse:
 "Noi ti vogliamo bene, ma ormai sei troppo grande, non
                    entri più in casa! Dovrai andare a vivere in una casa
                    tua."
 "Sì mamma, andrò a vivere nel bosco, tanto lì ci
                    sono i miei amici!"
 | 
 |  |  
            | 
                
                  | 
 | Allora
                    il babbo lo aiutò a farsi una casa grandissima nel bosco. Quando ebbero finito, il babbo ritornò a casa e Appennino
                    andò  a giocare con i suoi amici animali.
 Appennino poteva sì giocare con gli animali, ma non poteva
                    parlare con loro. Poi, piano piano, imparò la loro lingua.
 La notizia fu riferita  a tutto il bosco, fino ad
                    arrivare alle orecchie di un perfido mago che voleva
                    ingannare gli animali per ucciderli e fare le sue pozioni.
 |  |  
            | 
                
                  | Il
                    mago andò a casa di Appennino e gli chiese se gli insegnava
                    la lingua degli animali, ma Appennino gli rispose di no e
                    gli chiuse la porta in faccia. Il mago era molto capriccioso e se ne tornò a casa tutto
                    arrabbiato, battendo i piedi per terra.
 Arrivato a casa consultò il libro delle magie e preparò
                    una pozione per far pietrificare, intanto pensava in quale
                    animale trasformarsi. Alla fine decise e si trasformò in un
                    serpente, poi si mise sulla testa il bicchiere con la
                    pozione e tornò dal gigante.
 Quando arrivò da Appennino gli disse:
 "Ciao! Oggi fa molto caldo, perciò ti ho portato una
                    bibita fresca."
 Appennino ringraziò e se la bevve in un sorso.
 | 
 |  |  
            | 
          
            | 
 | Allora
              il serpente, che in verità era il mago, gli disse ridendo: "Tu non hai bevuto una bibita, ma una pozione e se non mi
              insegni la lingua degli animali ti pietrificherai!"
 Ma Appennino rispose:
 "Ti ho detto di no e sarà sempre no!"
 Così il gigante iniziò a pietrificarsi dalle gambe, cadde a
              terra in ginocchio e appoggiò la mano sopra il serpente, che
              diventò di pietra anche lui.
 Così Appennino diventò una statua, ma intrappolò il mago e
              salvò i suoi amici animali.
 Oggi si dice che nelle notti di luna piena il gigante si alza e va
              a fare una passeggiata per il parco di Villa Demidoff.
 |  |  
            |  | 
				indietro |  |