Il giorno 23 marzo siamo
andati in gita al molino Grifoni a Castel San Niccolò, in
provincia di Arezzo. Quando siamo arrivati al molino ci ha
accolto il proprietario, di nome Andrea, e ci ha spiegato
che il molino è in funzione dal 1652 e la sua famiglia lo
possiede dal 1696. |
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Il molino funziona ad acqua,
possono prendere 100 litri d'acqua al secondo per ogni
macina e la parola “molino” deriva da “mola” che è la macina
di pietra.
Quando siamo entrati nel
molino abbiamo visto tre macine che possono macinare tre tipi diversi
di farina: di grano tenero, di grano duro e di castagne. |
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Dalla tramoggia si vedeva il
grano che via via scendeva tra le due macine, quella di
sopra girava e perciò si chiamava “girante” e quella di
sotto “dormiente” perché stava ferma.
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La farina appena macinata è
integrale, perché c’è dentro anche la buccia del grano. Poi
passa nel buratto che separa la crusca, il tritello e la
farina.
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Andrea ci ha spiegato che ci
sono diversi tipi di farina di grano a seconda della
consistenza, nel molino viene prodotta la farina "0" che è
più tenera e la "2", più grossa . Per ottenere la farina di
tipo “1”, media, si devono mischiare la 0 e la 2. Invece la
farina “00” è quella prodotta dai mulini industriali e
Andrea ci ha sconsigliato di usarla, perché non ci sono
fibre.
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Su un televisore si vedeva il
video registrato da una telecamera messa nella stanza sotto
a quella delle macine. Si vedeva l’acqua che colpiva con
forza una ruota fatta con dei “cucchiai” di pietra, in
questo modo viene fatta girare la mola. |
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Ci ha fatto anche vedere come
si pesano i sacchi di farina e il grano, usando due bilance:
la stadera e la bascula, che si devono mettere in equilibrio
spostando un peso. Il grano coltivato da noi l’anno scorso,
che avevamo portato al molino per farlo macinare, pesava
23,200 kg. |
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Quando ci ha salutato, il
mugnaio Andrea ci ha raccomandato di continuare a coltivare
il grano e di cercare di conoscere sempre di più le nostre
tradizioni. |
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