I colori della pace
Tantissimi colori che
volano nel cielo
si incontrano da soli
e si buttano nei cuori.
La pace sta arrivando
non fatela tacere
aspettatela con gioia
e abbracciatela tutti.
Non importa se litigate
la pace trionferà:
giallo, verde, blu, viola,
sono i colori della pace.
Simona A. - Francesca B.
classe quinta, scuola La Massa |
Pace e guerra |
Luce e buio
La guerra
è un vulcano
che esplode
e porta tanta
sofferenza agli uomini.
E' IL BUIO.
La pace
è un arcobaleno
pieno di colori
che lascia
gioia e libertà.
E' LA LUCE.
Andrea A. - Alessandro B.
classe quinta, scuola La Massa |
P |
ace è una cosa bellissima |
A |
micizia e contentezza |
C |
on la pace non ci sono
guerre |
E |
non ci sono lotte |
|
|
G |
uerra è una brutta cosa |
U |
omini morti |
E' |
quando non c'è pace |
R |
abbia e |
R |
azzismo non devono
esistere |
A |
bbasso la guerra! |
Matthew L.
classe quinta, scuola La Massa |
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Alla ricerca della giustizia
C'erano una volta due ragazzi che si
chiamavano Gianluca e Matteo, erano molto avventurosi e
trovavano uno scienziato che aveva costruito una macchina del
tempo. I due ragazzi vi salirono, e Matteo pigiò un bottone e si
ritrovarono nell'anno 9999, la Terra era diventata un'isola
inaccessibile all'uomo, e si chiamava Isola di Gorm. I Gormiti
che vivevano lì erano molto combattivi. Quando arrivarono il
Popolo delle tenebre e il Popolo del vulcano, essi si allearono
con i popoli del bene, per combattere contro il male e salvare
Gorm.
I popoli del bene volevano combattere contro i popoli del male
perché sapevano che, se avessero vinto, le regole non sarebbero
state rispettate e a Gorm non sarebbe tornata mai la pace.
Dopo molte battaglie, arrivarono alla battaglia finale, e il
sommo luminescente, con la sua spada della luce, lo distrusse,
così fece giustizia, perché lui aveva distrutto il suo
villaggio.
I ragazzi, vedendo quella battaglia, avevano capito cosa volesse
dire giustizia. Tornarono alla macchina del tempo e andarono nel
loro vero anno.
Gianluca e Matteo, classe terza, scuola
primaria di Troghi
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Tanto tempo fa, in un regno, mentre piantavano ortaggi, olivi,
vigneti e frutteti, un drago incenerì tutto il cibo.
Il giorno dopo il re chiamò il più forte
del reame al suo servizio: Ser Breichor, e lo fece andare a
uccidere il drago.
Dopo aver attraversato montagne, colline,
ghiacciai con animali feroci, arrivò alla foresta di rovi ed
estrasse lastrada per aprirsi la via.
Poi finalmente arrivò alla caverna del
drago, ci entrò dentro e appena vide il drago velocemente
estrasse la spada e lo uccise.
Poi tornò dal re che lo ricompensò con una
grossa somma di denaro e tutto il paese lo applaudì.
Corinna e Andrea, classe terza, scuola
primaria di Troghi |
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Noi facciamo la raccolta differenziata a
casa nostra e a scuola, ma sentiamo sempre parlare del problema,
anzi dell’emergenza, dello smaltimento dei rifiuti.
Alla televisione, sui giornali, si dice che il nostro pianeta
non ce la fa più a sopportare questa continua, inarrestabile
produzione di rifiuti.
Allora, quando qualcuno “non ce la fa più”, alla fine scoppia.
Ecco perché abbiamo costruito questa Terra in cartapesta e
l’abbiamo “scoppiata” con tanti pezzetti di plastica che
esplodono: questo pannello l’abbiamo intitolato “Big Bang alla
plastica”.
classi quarta A e B, scuola primaria di Rignano
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Il secondo lavoro, un librone pop-up,
contiene all’inizio dei disegni sull’inquinamento.
Ma il nostro futuro non può essere senza
speranza, infatti l’ultima pagina si apre e “salta su” un
ambiente che, grazie alle energie rinnovabili, è tornato sano e
pulito.
Così vivremo tutti felici e contenti.
classi quarta A e B, scuola primaria di Rignano |
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La giornata della memoria
- Il film “La vita è bella”
La Giornata della Memoria è un giorno in cui si ricorda
l’uccisione di moltissimi ebrei, per far sì che nessuno ripeta
questa strage.
Queste persone sono state deportate nei campi di sterminio e poi
uccise nelle camere a gas. Nella Giornata della Memoria si
ricorda la Shoa, non solo per non ripetere queste azioni
orrende, ma anche per far capire l’uguaglianza tra gli uomini.
In occasione della giornata della memoria noi abbiamo visto il
film “La vita è bella” di Roberto Benigni.
Benigni interpreta Guido Orefice, un uomo ebreo, che va a vivere
in una abitazione di proprietà dello zio, che vive al Grand
Hotel. Nella città dove vive lo zio, conosce una ragazza, di
nome Dora, che diventerà sua moglie.
All’inizio il film parla della vita di Guido. Egli si sposa con
Dora e hanno un figlio, di nome Giosuè.
Intanto in Italia vengono promulgate le leggi razziali e poco
dopo il figlio e il padre vengono deportati, con lo zio. |
La madre lo viene a sapere e vuole partire
anche lei per i campi di concentramento. Benigni non vuol far
vivere questo dramma al figlio, allora si inventa che loro sono
andati lì per giocare e devono guadagnare mille punti, il premio
è un carro armato. Così riesce a far vivere al figlio la
deportazione nei campi in modo meno drammatico.
Quando arrivano gli americani Guido è morto, perché mentre
cercava la moglie i nazisti lo trovano. Fortunatamente la madre
non muore e ritrova il figlio. Il film è ambientato
principalmente nel campo di concentramento, ma anche nella loro
casa e nel Grand Hotel. La famiglia viene deportata durante la
seconda guerra mondiale, quando Hitler fece perseguitare gli
ebrei.
Il film mi ha colpito molto, in particolare alcune scene.
Una è quella dove Benigni si perde nella nebbia e vede il
mucchio di morti. Mi sono sentita un peso dentro, come se mi
fossi trovata io al posto di Benigni e li avessi dovuti
bruciare.
Ho pianto quando è morto il padre di Giosuè e quando il figlio e
la madre si sono ritrovati. Mi ha colpito molto come ha fatto
Guido a far vivere in modo scherzoso questo periodo nel campo al
figlio, non tutti ci sarebbero riusciti.
Ho provato molta tristezza, vedendo le scene nel campo, pensando
a come vivevano i deportati, la loro angoscia al pensiero dei
propri cari.
La deportazione degli ebrei e anche di altre persone come i
portatori di handicap e i gay è stata una cosa crudele che
secondo me non poteva che venire in mente ad un pazzo.
Il Giorno della Memoria non dovrebbe essere solo il 27 Gennaio
ma anche tutti gli altri giorni dell’anno, in modo da
ricordarselo per sempre, mentre molto spesso non è così.
Mi domando se questo momento drammatico della storia abbia
insegnato a tutti gli uomini il rispetto reciproco, la
tolleranza e l’uguaglianza perché in molte parti del mondo ci
sono guerre, popoli che soffrono, bambini sfruttati ed episodi
di bullismo.
Camilla T. - classe quinta A scuola
primaria di Rignano |
La giornata della memoria - Il
film “La vita è bella”
Il 27 Gennaio si svolge la giornata della
memoria ed è per ricordare la Shoa, l’olocausto, lo sterminio
degli ebrei, lo sterminio della famiglia Einstein e in
particolare l’abbattimento del cancello del campo di
concentramento di Auschwitz, nel 1945, da parte degli alleati
inglesi ed americani.
Il film “La vita è bella” si svolge in Italia, ma per la maggior
parte nel campo di concentramento di Auschwitz. Si svolge
durante la seconda guerra mondiale quando erano tate emanate le
leggi razziali e si cominciò a deportare gli ebrei.
I personaggi sono: Guido, il suo amico Ferruccio, sua moglie
Dora, suo zio e suo figlio Giosuè.
Quando Guido conosce Dora la chiama “Principessa”, dopo alcuni
giorni e una successione di guai Dora e Guido si sposano e dopo
alcuni anni fanno un figlio, Giosuè. Guido cerca di aprire una
libreria e di farsi fare i permessi ma non ci riesce, perché è
ebreo. Poi ci riuscì in modo un po’ estremo, ma quando
scattarono le leggi razziali contro gli ebrei questi furono
tutti deportati nei campi di concentramento. Guido muore qui e
anche suo zio, invece Dora e Giosuè sopravvivono.
Di questo film mi ha colpito molto la prima parte perché faceva
ridere: infatti Guido ne combina di tutti i colori. La seconda
parte mi ha colpito invece perché Guido viene ucciso: è come se
mi avessero trafitto il cuore , mi sono sentito morto per quello
che è successo, che per me è troppo tragico.
Anche alcune poesie e canzoni parlano dello sterminio degli
ebrei, come “Auschwitz” di Francesco Guccini.
Secondo me la giornata della memoria esiste perché ricorda un
fatto troppo grave e triste per dimenticarlo ed è necessario,
affinché questi avvenimenti non accadano più, che le generazioni
future conoscano con precisione quanto è accaduto sullo
sterminio degli ebrei.
La Shoa deve essere un monito, un insegnamento sul fatto che
tutti gli uomini sono uguali.
Nessun individuo al mondo può arrogarsi il diritto di decidere
sulla vita e sulla morte di un altro essere umano. E’ per questo
motivo che sono contrario alla pena di morte.
Per me tutte le guerre sono sbagliate ed inaccettabili.
Combattere ed uccidere per odio razziale e religioso non è in
alcun modo giustificabile; nessun dio lo vorrebbe.
Davide F. - classe quinta A scuola
primaria di Rignano
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La giornata della memoria
L’incontro con Lorenza Mazzetti
La giornata della memoria è un
giorno nel quale si ricordano i sei milioni di ebrei uccisi dal
nazismo. Il 27 gennaio del 45 è il giorno che vengono abbattuti
i cancelli Auschwitz e vengono liberati tutti i prigionieri dei
campi di sterminio. Questa festa è solo da alcuni anni che viene
celebrata in Italia, affinché non si ripeta una tragedia uguale.
Lorenza Mazzetti è una delle nipoti di Robert Einstein,
sopravvissuta alla tragedia del Focardo, sulle colline
fiorentine.
Sua zia e le sue cugine sono state trucidate da un gruppo di SS
perché suo zio era ebreo.
Invece suo zio era scappato, ma si uccise da solo. Lorenza
Mazzetti e sua sorella Paola Mazzetti erano nella Villa perché i
loro genitori erano morti; loro non portavano il cognome
Einstein ma Mazzetti e quindi furono risparmiate dalle SS.
Giovedì 25 gennaio è venuta appunto Lorenza Mazzetti, autrice
del libro “Il cielo cade”, che parla della vita di ogni giorno
nella villa del Focardo, raccontata con le sue impressioni di
bambina e il suo modo di capire le cose.
Quando è entrata sembrava intimorita, ma dopo un po’si era già
sciolta. |
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Lei ci ha detto che non le faceva piacere
parlare di quanto ha visto (ovvero la villa in fiamme), quindi
ci ha chiesto di farle solo delle domande.
Dopo un po’ ci ha domandato:
“Lo sapete perché io amavo molto il duce Mussolini?”
E noi in coro abbiamo risposto di no.
Quindi lei ci ha spiegato e ci ha detto:
“Io amavo il duce perché a quell’epoca noi lo stimavamo molto e
vedevamo il suo ritratto a tutti i muri delle strade”.
Noi abbiamo chiesto come si sentiva ad essere una delle
testimoni. Lei ci ha detto che i primi tempi non riusciva
neanche a dormire e così è andata da uno psicologo le ha
consigliato di raccontarlo per scritto e così, da paure,
impressioni e tristezza, è venuto fuori “Il cielo cade”.
Noi le abbiamo chiesto:
“Lei ci andrebbe al cimitero della Badiuzza a vedere le tombe di
suo zio e sua zia e le sue cugine?”
Lei ci ha risposto;
“Sì ci andrei, ma dopo mi farebbe troppo effetto”.
L’abbiamo salutata e le abbiamo fatto i complimenti per il
libro.
Mi ha colpito molto come può dalla paura uscire un libro molto
appassionante e poi mi ha colpito il suo modo di fare, perché è
davvero difficile fare quello che fa lei, e soprattutto a una
certa età.
Io mi sono sentita una nuova testimone della giornata della
memoria e per me è una cosa bellissima.
Secondo me la seconda guerra mondiale è un fatto così brutto che
non posso neanche pensarci. Se io fossi vissuta a quell’epoca la
notte avrei avuto paura perché potevano sequestrarmi e uccidermi
e poi senza la mia famiglia mi sarei sentita abbandonata.
Io non so come possono esserci state persone crudeli come Hitler.
Martina P. –
classe quinta B scuola primaria di
Rignano
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La giornata della memoria - Il
film “La vita è bella”
La giornata della memoria è un giorno in
cui si ricorda quando gli ebrei furono portati nei campi di
concentramento, dove venivano uccisi. Tutto questo accadde a
causa di Hitler che aveva fatto le leggi razziali. Il giorno
della memoria è il 27 Gennaio, perché si ricorda quando sono
stati abbattuti i cancelli di Auschwitz.
Il film “La vita è bella” è ambientato nella seconda guerra
mondiale. I personaggi sono: Guido (Roberto Benigni), Dora
(Nicoletta Braschi), Giosuè, il figlio, l’amico Ferruccio. Guido
sposa Dora e fanno un figlio, Giosuè. I fascisti cominciano a
dare noia allo zio di Guido; gli avevano dipinto il cavallo di
verde con scritto “Achtung! Cavallo ebreo!”.
Un giorno Dora torna a casa e la trova tutta disordinata, tutta
sottosopra. Poi capisce che il marito e il figlio sono stati
presi dai tedeschi perché sono ebrei, quindi sale anche lei
sopra il treno che porta ai campi di concentramento.
Guido fa credere a Giosuè che è tutto un gioco, visto che è il
suo compleanno gli dice che si tratta del suo regalo. Appena
arrivati nei campi di concentramento li dividono in gruppi: i
vecchi, le donne e i maschi. Quando entrano il figlio chiede
della mamma; arriva un tedesco che cerca qualcuno che traduca le
regole.
Si propone Guido, ma in realtà non sa niente di tedesco. Per far
sembrare tutto un gioco inventa regole da bambini, per esempio:
“questo è un gioco a punti e chi alla fine ha totalizzato 1000
punti vince un carro armato vero”. Giorno dopo giorno il figlio
si stanca di stare lì e vuole la mamma. Guido comincia a dire
all’amico Bartolomeo che il carro armato, tutto con motori
nuovi, forse lo prendeva lui. Allora il figlio cambia idea e
rimane.
Un giorno Guido incontra un medico tedesco che aveva conosciuto
quando lavorava al “Grand Hotel” che gli chiede di parlare con
lui. Guido crede che lo voglia aiutare a scappare e invece vuole
solo che lo aiuti a risolvere un indovinello. Poi Guido dice al
figlio di non parlare, visto che gli hanno chiesto di fare il
cameriere per gli ufficiali tedeschi. Infatti tutti i bambini
erano tedeschi e quindi se parlava capivano che era italiano;
tutti gli altri bambini italiani erano stati uccisi. Ma a Giosuè
scappa detto “Grazie” in italiano e così, per non farlo
scoprire, Guido insegna a dire grazie anche ai tedeschi.
Dopo un po’ di giorni i tedeschi cominciano a portare nelle
camere a gas i bambini, le donne, i maschi e i vecchi. Guido
nasconde Giosuè in un armadietto e gli dice di uscire quando c’è
silenzio e non c’è più nessuno. Il figlio capisce e lo ripete.
Il padre chiede a Giosuè la coperta e il maglioncino per
travestirsi da donna e andare a salvare la moglie. Però viene
scoperto e viene ucciso a fucilate.
Il figlio esce dall’armadietto e viene portato fuori dai campi
di concentramento da un americano. L’americano quando lo vede
gli dice:” Ehi boy!” e poi dice: “ C’ mon!” ma Giosuè non
capisce e così sale sul carro armato e, pensando di aver vinto,
grida: “E’ vero!”
Dopo aver fatto un po’ di strada, pensando di aver davvero
finito il gioco, vede la mamma e l’abbraccia!
La parte che mi ha colpito di più è stata quando Guido credeva
di essere aiutato dal suo amico a scappare e invece l’altro gli
ha fatto un indovinello. Mi sono sentita un po’ impaurita
all’inizio e alla fine un po’ commossa.
Se io fossi stata come una di quelle persone maltrattate e
uccise mi sarei sentita come un granello di sabbia e come se
tutti fossero contro di me. Anche a vedere le persone che
venivano uccise mi avrebbe fatto pena, soprattutto vederle
morire insieme ai figli, mariti… Non avrei saputo cosa fare
tutta sola, se tutte le mie persone più care fossero state
uccise senza motivo. Sapere che venivano uccisi anche i bambini
mi fa stare ancora più male.
Per me le persone che si sono salvate sono molto fortunate,
perché salvarsi dai campi di concentramento era davvero
difficile; però, anche chi si salvava, magari aveva perso la sua
famiglia e non era felice.
Comunque, per finire, un uomo non ha mai il diritto di uccidere
un altro uomo.
Alessia B. – classe quinta B
scuola primaria di Rignano
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La giornata della memoria - L’incontro con Lorenza Mazzetti
La giornata della memoria si celebra per
ricordare gli Ebrei deportati nei campi di concentramento di
Auschwitz .
Lorenza Mazzetti è la nipote di Robert Einstein, noi ragazzi
l’abbiamo ospitata a scuola, la signora Mazzetti è l’ autrice
del libro “Il cielo cade”.
Quando è arrivata c’erano delle seggiole, ma lei non si è
seduta, forse perché voleva che la vedessimo tutti oppure perché
voleva cedere il posto al sindaco.
Ci ha chiesto se avevamo letto il suo libro.
Ci ha raccontato di lei e di sua sorella Paola, in particolare
dell’ episodio nel quale, per colpa del fascismo, vedevano
bruciare la loro casa.
Dopo ci ha chiesto di farle delle domande e noi le abbiamo fatto
le domande insieme ai ragazzi della quinta di Troghi.
Tra queste c’era una che l’ha colpita molto: Sei fiera di aver
vissuto questa esperienza?
Lei con un tono di rimprovero ci ha detto, o meglio, ci ha
chiesto di che cosa lei doveva essere fiera, perché quell’esperienza
era così brutta, così atroce che lei non sapeva nemmeno di che
cosa doveva essere fiera.
Lorenza e Paola adoravano Mussolini, lo credevano un
condottiero, un guerriero che dominava su tutti, insomma lo
stimavano molto.
Dopo ci siamo salutati ed è andata via.
A me ha colpito molto il fatto che Lorenza Mazzetti non si sia
seduta, perché di solito gli anziani, essendo stanchi, dopo un
viaggio, si riposano, ma lei non si è voluta sedere.
Io mi sono sentita molto a disagio quando ci ha rimproverato per
la prima domanda.
Io ho notato che a Lorenza Mazzetti quasi venivano le lacrime
agli occhi quando raccontava questa storia toccante.
Ci ha anche detto che non era proprio per nulla facile
raccontare, infatti si vedeva che quasi tremava, si vedeva che
non ce la faceva a raccontare e a ogni parola si fermava come se
volesse riprendere fiato.
Quando parlava di suo zio Robert, ha chiesto al sindaco di
ripetere le cose che diceva perché da quanto era emozionata non
riuscivamo a sentire.
Sara D. – classe quinta B scuola
primaria di Rignano
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