CONCORSO "CHI SCRIVE, CHI LEGGE" 2006
Il contributo della scrittrice Beatrice Bausi Busi


LA GIOSTRINA


“L’è chiusa la giostrina, ‘un tu llo vedi?”
la mimma frigna, la manica mi tira
ma l’è lo stesso “Ohè! Mica se beli
te l’apran pellappunto e tutto gira!”

Macchè, rimangan chiusi què bandoncini
Di latta dipinta d’un be’ giallo,
con tante pitturine da bambini:
c’è ‘i Bambi di War Disni. Un pappagallo

coll’ali ben distese fucsia e blu,
c’è Tarzane da bimbo colla scimmia
criceti, topi, du’ puzzoline coi’ nasino in sù
ghirigori e nastri che incantano la mimma

e per finire un gufo, tra fiori vivaci, su’ i bandone.
Brillano le catene delle seggioline
Svolazzano farfalle a profusione,
all’aria s’agitano tante bandierine

ma ‘un c’è nulla da fare, gliè tutto sigillato.
Un luccicone scende sulla gotina tonda:
Mimmina, co ‘i naso che pare raffreddato
ha messo il broncio, bagna fin la chioma bionda

da quante lagrimone versa e versa
e tira in su, collo sguardo disperato
….già la faccina pare smunta e persa
e io mi sento, ovvia… proprio frustrato!

“Forza, che ora c’è i’ tu’ nonno
che pensa a fartela lui la giostra, amore bello!
Mi levo ‘sto pastrano, facciamo un girotondo…
non pianger più, eh nini? Guà’, poso i’ cappello!”

La piglio e giro sverto sverto, arza in sù le braccia:
mi guarda sbalordita, ma trilla subito, come un cardellino!
La mando in su e in giù, e alla faccia
dell’artrosi e di’ ginocchio zifolino

la fo tanto diverti’ che più ‘un si pole!
Ride la mimma e oggi pe ‘mme c’è ‘i ssole!

 


L'HO SENTITO DA LONTANO

L’ho sentito da lontano
lo zoccolare piano
di quella carrozzella stanca
tirata, senza fretta, da una cavalla bianca.

Il muso nero reclino verso il basso
procedeva lenta, passa a passo
e il fiaccheraio semiaddormentato
(nel pomeriggio accaldato

un po’ fuori stagione)
sembrava aver ragione
di pender la testa a sua volta sulla spalla…..
che tanto, la strada, conosce la cavalla.

Confusionario, intanto
il mondo intorno e quanto
via-vai; l’insieme in cuore
sentivo la stanchezza, il malumore

un poco di sgomento, di sconforto
a vedere che alcuni non han torto
nel dire che Firenze, la mia cara,
la ‘un si riconosce più, o è cosa rara.

Stavolta, in questo pomeriggio ottobrino
Che un po’ bolle e un po’ fa frescolino
Nell’ire pe’ mi’ posti, ove son nata,
irriconoscibile no.. ma cambiata

la trovo, onestamente.
Nei negozi s’affastella la gente

compra poco, un gran guardare e
ne son spariti altri tre

dei miei luoghi d’affezione
abituali, di vecchia tradizione.
Rifletto che la vita, si sa, l’è mutamento;

evoluzione…. Chissà…non me la sento
di definire ogni novità
un pregio: si vedrà!

Intanto nel mio intimo di vera fiorentina
(così mi sento, di sera e di mattina)
nel pagliaio dei suoni
rumorosi, non buoni

son stata contenta ancora di scoprire
piccolissimo e raro l’ago sottile
di quello zoccolare calmo, gentile.



 

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