Anche quest'anno
le mamme di alcuni di noi sono venute a scuola e ci hanno
presentato una storia che avevano inventato per noi, ispirandosi
al libro “DIG E IL MISTERO
DEI BOBOLI” di Joshua Held – Ed. Gallucci APT.
All'inizio, una mamma che faceva il giullare ha letto
l'introduzione scritta in rima, mentre un'altra mamma
l'accompagnava con il ritmo di un tamburello.
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Udite,
udite
Che si vada a cominciare un viaggio un po’ speciale,
e anche se è virtuale,
lo renderemo divertente
facendovi conoscere un sacco di gente!
Gente importante,
come Vasari, Michelangelo e il divino Dante!
Preparatevi bambini a questo evento,
ora vi strabilieremo
portandovi nel mondo del Rinascimento,
e andando a ritroso indietro nel tempo,
vi faremo conoscere qualche monumento!
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La storia parlava di una mamma che portava suo figlio Giacomino
a visitare il giardino di Boboli, ma cadeva e batteva la testa.
Iniziava così un lungo sogno, nel quale si trovavano nel
Rinascimento e visitavano i principali monumenti di Firenze.
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Nel sogno Giacomino e la mamma
erano accompagnati da un personaggio fantastico e strano: un
Bobolo.
I Boboli sono esserini che vivono nel Giardin di Boboli e hanno
un dono speciale: sono ispiratori di idee.
Quando un Bobolo ispira un’idea a qualcuno, diventa il suo
Bobolo ispiratore per sempre e acquista un nome.
Il Bobolo che avevano incontrato Giacomino e la mamma era
Bobolante, infatti aveva ispirato la Divina Commedia a Dante
Alighieri.
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La mamma e Giacomino accettarono di accompagnare Bobolante a
cercare i suoi fratelli e lui, mentre camminavano per la città,
spiegava la storia dei monumenti che vedevano.
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“Il Brunelleschi fu
incaricato da un ricco Pitti Luca
di costruire un palazzo degno
di un granduca,
ma i soldi finirono presto
e il palazzo restò
mesto,
fino a che cent’anni dopo
il Duca Cosimo lo rimise a
nuovo,
la residenza più bella di Firenze diventò
e la famiglia De’ Medici vi traslocò!”
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“La sua storia se non
sbaglio
è stata tutta un gran travaglio,
perchè l’Arno, fiume
ingrato
l’ha più volte danneggiato,
ma nell’anno del trecento
è
stato fatto un basamento,
più solido è diventato
e non è più
crollato.
Ma che grande
confusione
di botteghe e di persone,
un gran puzzo lì regnava
e
tutto questo non garbava,
e allora, ohibò,
il Duca Cosimo disse
“no”!
Qui ci vuole un
ripulisti,
metteremo solo artisti,
via tutti i venditori,
venderemo solo ori!
Il Ponte Vecchio
prestigioso,
in tutto il mondo sarà famoso,
perché arti e
mestieri
affideremo ai gioiellieri!”
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Mentre faceva da
guida, Bobolante cercava i suoi fratelli, perché era rimasto
solo nel giardino di Boboli e non riusciva a mantenerlo
rigoglioso. Infatti, lungo il cammino, incontrò tutti i suoi
fratelli: Bobolari, Bobolangelo e Boboleschi, che gli spiegarono
in rima tutto quello che avevano ispirato.
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“Il Vasari ispirai in una tiepida giornata,
perché lui stava in
pensiero
per costruire una passeggiata.
Il Duca Cosimo chiedeva una strada tutta nuova,
per passar da
Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti
senza il lancio delle uova.
Un secchio d’acqua rovesciai sulla sua
testa
e lui, come rinsavito, fece festa.
“Evviva” gridò,
un
corridoio costruirò, per andare da un posto all’altro
anche
camminando scalzo!
Il Duca Cosimo, un po’ pazzo,
chiedeva di
fare un altro palazzo,
per ospitar tutti gli “uffizi” senza fare sacrifizi.
Allora io che feci?
Mangiai prima pasta e ceci,
e il
Vasari riispirai parecchio
sibilandogli aria nell’orecchio.
Lui si mise un po’ a pensare
a cosa
disegnare
e senza tirar via
venne fuori la Galleria,
che col
tempo è diventata
cosa assai rinomata,
perché ospita capolavori
di artisti, pittori e scultori!”
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“Come feci ad ispirare il grande artista
è presto detto, anche perché nessuno che io conosca è perfetto.
Essendo io basso basso,
con una fionda gli
lanciai un sasso.
Sulla capoccia gli procurai un bernoccolo
assai sporgente
e a lui venne l’idea di scolpire il David
potente.
Tutto ignudo e assai possente lui aveva
scolpito l’uomo, perché il capolavoro doveva andare sul duomo.
Che vergogna per quei tempi esser lì senza
mutande,
ma David era pronto per uccidere il gigante.
Michelangelo, però, lo ritrae ignudo
apposta,
per far vedere a tutti la potenza a bella posta.
Due anni lui impiegò per finire il
monumento,
ma guardandolo per bene esclamiamo “che portento!”
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“Cara signora mia,
questo è il Palazzo
della Signoria!
E questa piazza così vasta
non accoglie
statue e basta,
è importante, sai perché?
C’è un palazzo degno
di un re,
costruito così ampio
da Messer Arnolfo Di Cambio,
e quest’uomo portentoso
fece un palazzo maestoso,
che, senza
interferenze, divenne sede del governo di Firenze.
Ma il palazzo garbò parecchio
al De’ Medici
detto il Vecchio,
e senza tanta esitazione
ne fece la sua
abitazione.
Ma si sa, quando si è ricchi,
si vuol poi
Palazzo Pitti,
e quello della Signoria,
fu per lui da buttare
via.
Poi per tutti diventò Palazzo Vecchio,
guarda un po’, ma ancor oggi è rinomato
per esser sede del
Comune ritornato.
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“Certo piccoletto, è proprio il Duomo,
te l’ho detto!
Ispirai il Brunelleschi
facendogli mangiar
fagioli freschi,
e la notte, che tormento,
nella pancia quanto
vento!
Quell’insonnia procurata
fu per lui cosa
grata,
mai mal di pancia fu propizio,
perché a tutto diede
inizio
e ci mise tutto l’ardore
per costruire Santa Maria del
Fiore.
Il suo progetto fu geniale,
perché ideò un
metodo speciale.
A “spina di pesce” lui incastrò i mattoni,
a “anelli concentrici” fece le costruzioni,
e questo modo di
costruire
fece tutti impallidire.
La “volta” così imponente
diventava
autoreggente.
E questa cupola, così straordinaria,
ancor
oggi tocca il cielo e l’aria,
e per salire fino in cima,
dobbiamo allenarci prima,
perché di gradini non ce n’è solo sei,
ma ne contiamo 436."
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Durante il viaggio visitarono anche una farmacia dell'epoca,
dove gli antidoti e i medicamenti erano stranissimi.
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“Come può ben vedere
il nostro dispensario è ricco di medicine per curare qualsiasi
malanno. Vede, abbiamo ferro e acciaio in pillole, sono ottimi
per la stitichezza, argento vivo per
bambini troppo calmi, oppure dei capelli bruciati per curare la
calvizie.
Abbiamo anche
dell’ottimo sugo di cavolo, buono per la pastasciutta, polmone di porco per
curare la tosse, o un occhio di usignolo che cura la miopia.
Infine urina di
fanciullo, che come disinfettante non lo batte nessuno." |
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Si
fermano in un'osteria, la Trattoria del Pennello, dove servivano
cibi disgustosi per l'epoca odierna.
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“Posso portarvi ...
un’anguilla rivestita con mollica di pane e mandorle...
la carabaccia, che la sarebbe una zuppa di cipolle...
della buona gelatina con capo e lingua di maiale salmistrata..." |
Poi
Bobolante portò Giacomino e la mamma a visitare la fontana
del porcellino, il bambino lanciò una monetina per esprimere un
desiderio, ma colpì sulla testa la mamma, così si ritrovarono
nel presente e scoprirono che era solo un sogno.
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Lo spettacolo è finito con una
danza rinascimentale.
Secondo noi è stato molto divertente e istruttivo, perché ci
hanno presentato i principali monumenti di Firenze.
Un grazie alle mamme, che hanno lavorato tanto per realizzare i
bei disegni dei monumenti, i costumi e la sceneggiatura, con il
testo, in buona parte in rima.
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